Z-Bike entra nelle scuole. Giovedì scorso tecnici e ingegneri Dallara che hanno progetto l’handbike al fianco di Alex Zanardi, hanno incontrato gli studenti delle classi terze e quarte dell’istituto professionale Enrico Bernardi di Padova. I giovani hanno avuto modo di confrontarsi con il team di Z-Bike, andando a conoscere nei dettagli come è nato e si è sviluppato il mezzo. Ma non solo. L’incontro è inserito nell’ambito di un progetto a più ampio respiro organizzato da Obiettivo3, il centro di avviamento e sostegno allo sport per persone diversamente abili. Gli studenti, infatti, nel corso della mattinata di giovedì all’auditorium dell’istituto, hanno avuto modo sia di ascoltare le storie di tre atleti paralimpici, Annalisa Baraldo, Ivan Territo e Pieralberto Buccoliero, sia di vedere da vicino una Z-Bike, posizionata di fronte a loro. E questa Z-Bike, dopo averne carpito i segreti, potranno anche provarla. Dovranno solo aspettare un po’. La seconda parte di questa lezione speciale si terrà il prossimo 12 settembre, quando anche i ragazzi del Bernardi parteciperanno alla giornata organizzata da Obiettivo3, nell’ambito della staffetta Obiettivo Tricolore, allo stadio Colbachini di Padova. Qui, potranno provare varie discipline e mezzi paralimpici, tra cui, appunto, la Z-Bike.

I tecnici, capeggiati dall’ingegner Luca Vescovi, responsabile del centro di ricerca dei materiali compositi di Dallara, hanno risposto alle curiosità e alle domande dei ragazzi. Non sono mancati anche momenti di emozione, come quando lo stesso Vescovi ha raccontato un aneddoto speciale: «Qualche anno fa si è presentato al circuito di Varano De Melegari un ragazzo che voleva saperne di più su Z-Bike. Lui guidava già un’handbike e inizialmente aveva qualche remora a provare il nostro mezzo. Poi Alex Zanardi l’ha convinto, lui ha fatto un giro di pista ed è tornato di gran carriera, dicendoci: “Tenetevi pure la mia io me ne vado con questa”. E ha fatto finta di uscire dall’autodromo. Un momento che mi ha trasmesso grande emozione, perché eravamo agli inizi della nostra avventura e una reazione del genere ci ha dato una forte carica. Nella nostra carriera abbiamo progettato tantissimi mezzi, ma quando osserviamo questi ragazzi che vedono nella bici non solo uno strumento di sport, ma anche uno strumento di vita, il nostro lavoro assume un valore diverso. Una sensazione difficile da descrivere, ma sicuramente irripetibile».