Il fascino della Z-Bike non conosce confini. E sta cominciando ad ammaliare sempre più persone. Anche chi non avrebbe mai immaginato di pedalare nell’autodromo di Varano de’ Melegari. Giulia Ghiretti, parmigiana doc, è un’icona dello sport italiano. Classe 1994, da bambina è stata una promessa della ginnastica artistica, fino a quando, a 16 anni, durante un allenamento di preparazione per i Mondiali di trampolino elastico, subisce un incidente che le causa una lesione vertebrale e la conseguente paralisi delle gambe. Ma non abbandona lo sport, cambia soltanto disciplina, dedicandosi al nuoto, dove in breve tempo diventa una star mondiale. In 10 anni di attività conquista 23 medaglie internazionali tra Paralimpiadi, Mondiali ed Europei, battendo diversi record sia italiani che mondiali. All’aspetto agonistico affianca anche una serie di interventi e conferenze nelle scuole e nelle aziende, durante i quali racconta la propria storia. Un’attività che l’ha portata anche nella sede di Dallara Automobili.

«L’incontro con Z-Bike è arrivato quasi per caso», sorride Giulia Ghiretti. «Sono stata nella sede di Dallara per partecipare a un evento con i dipendenti e mentre ero lì mi hanno parlato del progetto di handbike sviluppato al fianco di Alex Zanardi. Pochi giorni dopo sarebbero venuti alcuni atleti per effettuare dei test all’autodromo di Varano, hanno invitato anche me e mi sono unita a loro».

Fino a quel giorno l’esperienza della campionessa con il mondo ciclistico era stata praticamente nulla.
«Ricordo solo che, mentre ero in ospedale per la riabilitazione, provai una vecchia handbike gigante. Ma feci giusto qualche pedalata in una palestra. Non mi colpì più di tanto».

Nel frattempo, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Un po’ come Giulia in vasca…
«Provare la Z-Bike è stata un’esperienza pazzesca. Sei praticamente sdraiato a terra e non immagineresti mai di raggiungere, con qualche pedalata, una velocità che in carrozzina o con altri mezzi non ti puoi nemmeno immaginare. E poi è stato un momento emozionate. Da sola, in mezzo al circuito, al tramonto, con tutta la strada davanti e l’aria che ti accarezza il volto. Davvero suggestivo».

Cosa l’ha colpita di più della bici?
«La grande maneggevolezza e facilità di utilizzo. Guidare la Z-Bike è molto intuitivo, bastano una manciata di minuti e qualche consiglio per prendere le misure al mezzo».

Possiamo ipotizzare un suo futuro nel paraciclismo?
«Per il momento sono molto concentrata sul nuoto, ma ho già consigliato la Z-Bike a un mio collega che sta cominciando ad avventurarsi nel mondo del triathlon».